venerdì 5 giugno 2009

Lo stato delle cose

Lo stato delle cose ti coglie quasi sempre senza preavviso.
Il dado lanciato si ferma, la sua faccia porta inciso su di sè il prezzo della comprensione, limpida e violenta. Come la fine, sempre irreversibile.
Lo stato delle cose è la resa del cambiamento, il dormiveglia del coraggio, lo spettacolo del burattino che inciampa sempre nello stesso filo.
E' la cenere negli occhi, la parte di colpa altrui che pesa sulle tue spalle, la nemesi dei tuoi sbagli pagati sempre senza sconto.
Ed è il ragno che pur di non uscire dal buco muore di fame, è il folle che urla in faccia al diavolo sulla collina e non vede, e non sente, dietro di sè, la mano che gli accarezza la nuca, è il vigliacco che si chiude dentro la scatola e punta il dito contro la prigione della vita.
E' la parola senza il suo dispiegarsi, il muscolo atrofico del velocista, l'anarchico senza la sua bomba e il finto anarchico che predica rispetto col fucile puntato sul vicino di casa.
Lo stato delle cose è il viaggio di Don Chisciotte, il sottosuolo dei ricordi, la confessione della maschera, il giaguaro nel carcere dove il mago della piramide di Qaholom aspetta l'arrivo della fine.
E' l'attesa inerte del debole per un miracolo che non ha cercato, che non ha inseguito, per cui non ha lottato, che non ha costruito con la fatica delle sue mani.
Che non merita.
Il miracolo ingiusto che comunque, puntualmente, arriva.
Lo stato delle cose è il valore del tempo che ti viene rubato, perversa contraffazione del sentirsi vivere, del sapersi assieme, finzione egocentrica dell'amare, abbandono annunciato.

Lo stato delle cose sono io, io soltanto, che conto le macchie del giaguaro affacciata al balcone.

Lo stato delle cose, qualunque cosa tu faccia, quasi sempre senza preavviso, ti coglie.
Ancora.
E ancora.
E ancora.
E ancora...
Non c'è giustizia nè morte che possa fermarlo.
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