venerdì 28 novembre 2008

Neve

La capacità di trasporre immediatamente il lirico nel concreto mi è completamente estranea.
Come per il discorso su quantità e qualità, non so se ritenerlo un bene o un male, un lato poetico del mio carattere o la peggior disgrazia esistenziale, ma sta di fatto che il mio senso del pratico fa acqua da tutte le parti.
Per cui questa mattina, quando mi sono svegliata, guardando fuori dalla finestra con la mia tazzona di latte bollente in mano, nonostante lo scenario commovente ma climaticamente ostile, non calcolavo certo che per recarmi sul posto di lavoro avrei dovuto strappare brandelli di strada alla tormenta, indossando gli stivalacci di gomma e percorrendo quel mezzo Km che da casa mia arriva all'ufficio sommersa nella neve fino a metà ginocchio, tentando pure di evitare a balzelloni pericolosissimi le orde di deficienti senza controllo sui loro mezzi ruotati, e giungendo infine alla meta tutta bianca come una meringa per effetto del terribile controvento.
Com'è ovvio, il mio stoicismo è stato del tutto vano.
Nessun ardito compratore di case oggi ha avuto la temerarietà di avventurarsi fino alle soglie di via nizza civico 23.
In compenso, la mia disgraziata vena poetica esistenziale, mi ha almeno permesso di godermi con diabolico sogghigno lo "spettacolo d'arte varia" dell'uomo schiacciato da uno starnuto della natura, il circo massimo degli acquesi sprofondati nel più totale panico da cataclisma per quei placidi e meravigliosi 30 cm di neve.
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lunedì 24 novembre 2008

Privilegi

La qualità delle cose (e dopo innumerevoli elucubrazioni in materia non ho ancora capito se è un bene o un male), non necessariamente va di pari passo con la loro quantità.
Ad esempio, può capitare di trovarti per caso una domenica sera al Maltese, assieme al Calo e a un paio di amici, ad ascoltare il concerto country-rock di un frickettone sorridente di nome Johnny Kaplan, che nella sua vita musicale è passato attraverso collaborazioni occasionali con alcuni discreti musicisti di fama universale (keith richards, dee dee ramone, ben harper, wilco, nora jones....così, tanto per citarne un paio).
Accompagnato da un bassista che non sa se sembrare un taleban o gesù cristo, da uno slide-guitarrista che pare il gatto Doraemon vestito da hippy, e da un ragazzotto prodigio reclutato qualche ora prima alla batteria, il buon Johnny suona, ringrazia, si assicura che ci stiamo divertendo, si fa offrire qualche sigaretta, si dilunga in un saggio fenomenologico sul chupito, sparacchia battute americanissime, ride alle nostre, e quando non esegue pezzi suoi, passa con disinvoltura da Neil Young a Tom Petty ai Byrds di Easy Rider, in una semi-improvvisata sessione elettrica che noi gente di gran senso nostalgico apprezziamo di cuore.
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In poche parole...una serata di qualità.

Niente di strano, quindi, non fosse che laddove a rigor di logica il locale dovrebbe essere pieno, attorno al palco assieme a noi 4 ci saranno giusto altre 7-8 anime affini che assistono godute all'esibizione.

Così, quando finisce il concerto e ti guardi attorno nella penombra rassicurante della sala, quantitativamente parlando, ti senti un povero stronzo abbandonato dal resto del mondo (che probabilmente nello stesso momento sta sbarellando davanti all'ennesima esibizione dell'ennesima cover-band del Liga in provincia), ma qualitativamente parlando sai di essere un maledetto privilegiato, e ti tieni ben strette quelle due ore domenicali di calore musicale e umano, quell'intimità comunitaria immediatamente condivisa con la rada e fortunata fauna seduta vicino a te.

Peccato che con i 10 euro (con consumazione) dei privilegiati, i gestori dei locali non ci facciano la spesa al bennet.
Peccato che in termini di quantità, la qualità abbia sempre un prezzo troppo alto e che, di conseguenza, la quantità della qualità sia sempre più drasticamente esigua.
Ciò nonostante, ne resto una fedele fruitrice e sostenitrice, e ringrazio i ragazzi del Maltese che lo hanno invitato e il buon Johnny che con l'allegria di un Mark Olson ringiovanito ha suonato per noi nel salotto di casa.
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