lunedì 23 marzo 2009

Ossi di Luna

Sarà perchè ho finito da poco Bolano e l'istinto del paragone, se pur su intenti letterari così diversi, esige la sua vittima sacrificale.
Sarà perchè ho sempre detestato, in letteratura come nella vita reale, le facili autogiustificazioni morali ( "ti ho ferito ma l'ho fatto per il tuo bene", " ti lascio perchè non ti merito", "ti abbandono nella merda perchè non posso fare altro"...).
Sarà perchè detesto anche, in letteratura come nella vita reale, la superficiale inadeguatezza del punto di vista...la supponenza del peccatore che, per sua fortuna, non si troverà mai a poter commettere il peccato di cui parla.
O solo perchè ancora mi piace provare il gusto della folgorazione quando nel racconto, dopo pagine e pagine di lettura appassionata, mi viene svelato quello che dovrebbe essere un vero mistero...
Sia come sia, Ossi di Luna, di Jonathan Carroll, è stato una lettura deludente.
Ho comprato questo libro a caso, alla fiera di Torino, perchè:
1. La copertina e il titolo erano belli.
2. Terry Gilliam (che adoro) è suo grande fan, e sul retro, Stephen King e alcuni altri critici si sbrodolavano in complimenti di vario genere..."terrificante", "immaginifico", "spettacolo di magia", il fantasy come non l'avete mai letto...etc...etc...
Ora, riconosco che la comparazione tra Carroll, che fa narrativa di puro intrattenimento, e uno scrittore della taratura di Bolano, è vile e inopportuna, ma la realtà è che non considero Ossi di Luna nemmeno una valida alternativa agli intrighi massonico-clericali di Dan Brown o all'intensità terrorifica suscitata da Alice nel Paese delle Meraviglie.
Dove sono, insomma, l'originalità, la sorpresa, l'incanto narrativo, se dopo la prima ventina di pagine, avevo già capito dove l'autore voleva andare a parare, identificato le doppie chiavi di lettura di tutti i personaggi, e intuito che il punto di arrivo sarebbe stato un fastidioso climax di catartica assoluzione per la (perfetta fin quasi alla nausea) protagonista?!
Non bastano la creazione del Ragazzo Mannaia, di Jack Chili, dei Pesci Yasmuda, a rendere avvincenti le vicende narrate...non basta un'invenzione, se pur brillante, a rendere credibile un intero inventato.
Mi chiedo, quindi: perchè diavolo Terry Gilliam e Stephen King hanno trovato l'universo di Carroll così stupefacente?!!
Mi rispondo:
- forse ho frainteso qualcosa e questo romanzo non è così banale come sembra.
- forse sono intelligentissima e non l'ho mai saputo.
- forse loro erano strafatti di peyote quando l' hanno letto.

Traete voi le vostre conclusioni, io, naturalmente, vado a mettermi in coda per il Nobel.
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